L’AVVOCATO DEI SOCIAL E GLI ACCREDITAMENTI DEL SOLE 24 ORE PER IL MIO STUDIO

La professione dell’avvocato è cambiata: al di là della preparazione necessaria ed ineludibile, chi è titolare di uno studio legale deve essere anche imprenditore e collettore di clientela, non più come un tempo, ma adeguandosi alle nuove categorie:
1- organizzazione manageriale;
2- velocità e semplificazione nelle risposte;
3- presenza massiccia sui social per una visibilità coatta.
Si è dunque snaturato un ruolo: un tempo l’avvocato era in primo luogo un mediatore tra conflitti, che si rivolgeva al Giudice per soluzioni residuali, quando non riusciva, nel contrasto, ad individuarne altre.
a) Doveva essere preparato nel coltivare i principi generali e costituzionali, perché la specializzazione, prescindendo da questi ultimi, è un organismo senza testa.
b) Doveva essere aggiornato sulla giurisprudenza e sulle soluzioni giudiziali dei Tribunali, per coltivare sempre il diritto delle eccezioni che è il più difficile: il cliente non deve lasciare lo studio senza soluzioni.
Preferisco questo avvocato, quello che cura il legame fiduciario, l’ intuitus personae, che sappia parlare, arringare, abbia la predilezione dell’uso del congiuntivo per seminare dubbi corrosivi e non certezze ieratiche: che sia colto delle humanae litterae, non copione, che sappia scrivere, abbia il culto della sintassi per un periodare scintillante e sintetico. Che sappia affrontare i Magistrati senza paura, non genuflettendosi.
Ma i tempi cambiano ed in giro ci sono lestofanti, sciacquette che inondano i social con libri scopiazzati ( le redazioni non controllano neppure le bozze ), intestandosi provvedimenti giammai conseguiti con una “spregiudicatezza renziana”. Dicono che partecipano a convegni e quando prendono la parola capisci che sono un bluff: non hanno il culto della sinonimia, delle pause, leggono e sfrontatamente “si riallacciano”, come funi sgretolate, a quanto ha detto Tizio o Caio, relatori precedenti aperti alla sollecitazione vanitosa e pavoneggiante del momento. Dunque si sono fatti vedere al convegno ma senza dire nulla. E seppure sanno di non contare alcunché, si accapigliano per apparire in foto su Facebook o dentro la locandina.
Hanno una pervicacia a stare al centro dell’attenzione, ma si comprende bene che non sono cavalli di razza, ma ronzini che possono anche scrivere libri a pagamento – il loro – e comprarsi le patacche ed i premi. In udienza se li becchi li puoi distruggere, perché è panna montata.
Questi bluffatori ti coartano ad apparire, a mettere in mostra la tua mercanzia, come un commerciante di scopette, di ferri da stiro, aspirapolveri.
Altrimenti puoi scomparire dal web, dalle piattaforme che debbono includere il tuo nome ob torto collo.
Mio malgrado sono stato indotto a baciare il rospo, a dover mettermi in mostra.
Ed ecco che il Sole 24 Ore, dopo aver esaminato le credenziali ed i miei successi, mi ha conferito accreditamenti che in 28 anni di professione già avevo conseguito.
Per la legge del mercato ( terribile a seguirla) vanno raccontati, mostrati sul web.
A malavoglia devo diventare social.
E per questo mi attrezzo per sparigliare sciacquette e lestofanti: per far sì che l’avvocato ridiventi una nobile professione.
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