Il discorso di Draghi: senza coraggio

Vi sono molteplici differenze fra quanto scritto da Draghi sul “Financial Times” il 25 marzo corso ed il discorso tenuto al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione.
La stampa autorevole ha cercato di trovarvi spunti di novità, considerazioni significative di argomentazioni originali che, di converso, non ci sono state.
Ha detto cose troppe scontate e lo slancio che lo avrebbe portato a scardinare l’ortodossia di regime non si è riscontrata.

Siamo al discorso del sinedrio avrebbe detto Indro Montanelli, troppo abbottonato, molto andreottiano, felpato buonista, come se non avesse voluto scontentare nessuno.
Sappiamo tutti che Draghi è una riserva della democrazia e della Repubblica: ma gli uomini di Stato che passano alla Storia sono quelli che destano stupore, meraviglia, che vanno al di là dello scontato e del rituale di regime,stracciano lo spartito e cantano un’altra musica.
1- La differenza fra il debito buono ed il
debito cattivo la leggiamo in qualsiasi manuale di economia.
2-L’esortazione di badare alle esigenze giovanili è di un’ovvietà disarmante.
Il discorso è stato cardinalizio( direbbe ancora Montanelli) e quasi da maggiordomo dell’establishment.
3- Non possiamo pensare che l’allievo prediletto di Federico Caffè si sia acconciato a sciorinare asserzioni di portata dozzinale.
Qualche maligno ha pensato che questo discorso abbia aperto una possibile candidatura per le prossime elezioni da Presidente della Repubblica.
Ma non vorremo pensarlo.

Sarebbe stato un discorso originale,di ius novum se Draghi, in continuità con quanto affermato nell’intervento ospitato sulle colonne del Financial Times, avesse detto una verità sacrosante e fondamentale : bisogna cancellare i debiti, perché
a) l’economia non dà segni di ripresa;
b) il prodotto interno lordo non tira;
c) il sistema bancario è irresponsabile ed ha concesso soldi e mutui ai soliti noti e le linee di credito non hanno finanziato la ripresa, ma sono state necessarie per ripianare esposizioni debitore precedenti.
d) Le imprese sono stremate e non hanno soldi per rientrare con il Fisco e con le Banche: le aule fallimentari si preparano alla ripresa a scuoiare vivi gli imprenditori: sarà il massacro di macellerie giudiziarie.

Nessuno ha rimproverato le banche che fanno il loro comodo indisturbate. Draghi lo avrebbe potuto fare e non lo ha fatto esotericamente,misteriosamente.
Ecco, se Draghi avesse ricordato, Luigi Einaudi, Marshall, Keynes avrebbe potuto segnare uno spartiacque, determinare una rivoluzione copernicana.
Nelle pandemie dove non vi è la colpa dell’uomo si cancellano i debiti.
E l’economia riparte.

Legga la Rivoluzione della plebe nell’antica Roma e ripassi la lezione di Federico Caffè, la solitudine del riformista.
Ma così non è stato e Draghi è nella solita pastoia.

Articolo pubblicato su “Il Paragone” il 22 agosto 2020 – LINK

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